Antonio Asturi
Napoli 1904 - Napoli 1986
Nato a Vico Equense (NA) il 2 novembre 1904, dove è deceduto il 3 gennaio 1986.
Pittore d'istinto, ha cominciato a disegnare fin dall'infanzia, rivelando quelle doti di straordinaria genialità che ne faranno un nome nel mondo dell'arte.
Le serie difficoltà della famiglia non gli consentirono di frequentare scuole superiori, ma coltivò la sua passione per la pittura con ogni mezzo, utilizzando qualsiasi materiale per rappresentare quello che colpiva la sua vista; fu così che il conte Girolamo Giusso, passeggiando per le straduzze di Vico Equense, lo notò ritrarre con molta bravura gli scorci di paesaggio e decise di aiutarlo, fornendogli la sua prima scatola di colori ed aiutandolo frequentemente nelle sue necessità.
Artista di largo consenso e di sicura popolarità, ha spaziato con pari bravura dalla figura al paesaggio dal ritratto alla natura morta. Giustamente famose le sue carrozzelle e le vedute della costa di Sorrento, per non parlare degli itinerari alla scoperta del mito e della suggestione delle grandi città d'arte, da Venezia a Barcellona, da Parigi ad Atene.
Maestro indiscusso del disegno ed attento indagatore dell'anatomia, Asturi ha trasfuso nelle sue opere una rara capacità di indagine psicologica, portata avanti con un linguaggio asciutto ed essenziale. La sua vita è stata esclusivamente spesa per la pittura tanto da meritare il favore dei collezionisti e della critica più attenta.
Fu impegnato in numerosissime mostre , esponendo soprattutto a Roma, Milano, Trento, Napoli, Schivo e riservato è stato lontano da ogni schema e/o movimento che potesse classificarlo, fece la sua esperienza futurista, che dichiarò come una sbandata, restò fedele alla pittura figurativa, facendo tesoro degli insegnamenti ricevuti da Antonio Mancini.
Antonio Mancini posò per lui nel 1930 poco prima della sua morte e restò talmente entusiasta che controfirmò il ritratto con una esplosione : “Evviva chi l’ha fatto!”, così come Vincenzo Migliaro, che controfirmò il suo ritratto con un “Lusingato!”.
Posò per lui anche Benedetto Croce, dell’incontro con il filosofo Antonio Asturi riporta nel suo diario un aneddoto appassionante e necessario a comprendere l’Arte di Asturi:
...“Dovevo dipingere il pensiero, concentrare tutta la gravità di una vita dedicata alla meditazione e farla risaltare sui lineamenti severi del filosofo”.
Cenni critici
ALBERIGO SALA de Il Corriere della Sera - Milano
“…ciò che colpisce è come Antonio Asturi sia riuscito a realizzarsi al di fuori della forte influenza di una scuola caratterizzata e folta come quella napoletana. Non v’è nulla in Lui di esornativo, di contabile; anche l’insidia narrativa è sconfitta dalla castità dei mezzi cromatici, dalla naturale tensione costruttivistica. Asturi costruisce con severo senso plastico. Nella bloccata figura del ciclista si sviluppano tensioni dinamiche che possono rimandare alla sintassi futurista. Restano negli occhi i suoi nudi colmi e suggestivi…quando poi Astruri non definisce, ma accenna e suggerisce, diviene anche più trasparente la modernità del suo occhio e della sua mano…”